Orrore: perchè tutti devono sapere

 

Ciao a tutti, vi giro questa mail così come è arrivata a me.

Vi faccio solo una raccomandazione...le immagini contenute nel video seguente sono DAVVERO FORTI. Per questo scorrendo la mail potrete trovarne un riassunto.
Che decidiate o meno di vedere il contenuto video...VI PREGO DI INOLTRARLA A TUTTA LA VOSTRA MAILING LIST !!. Io mi sono sforzata di vederlo fino in fondo...so, sappiamo tutti (almeno, me lo auguro), quello che accade ma se non lo VEDIAMO tendiamo a non pensarci. Perchè a noi conviene così...
Credo da sempre che l'uccisione spesso violenta (può un'uccisione non essere un atto di violenza?) di animali a scopo di ricavarne capi di abbigliamento e accessori per NOI, fortunati abitanti di una società in cui esistono CENTINAIA di alternative (abbiamo assolutamente bisogno di una pelliccia d'inverno per...stare al caldo?!) sia una cosa disumana. Eppure le cose non cambiano...e mi domando perchè la gente faccia ancora finta di non sentire, non vedere, non capire.
Qui non si tratta di sopravvivenza, qui si parla di un atto di violenza gratuito.

Laura


Questa mail inviatami da una cara amica è qui da qualche giorno.
Non volevo guardare il filmato.

http://www.strasbourgcurieux.com/fourrure/

Amo gli animali, mi sono detta. Faccio quello che posso per loro. Starei solo male. Per niente.
Poi ho deciso di vederlo. Di star male. Per un tempo che non finiva più.
Perché non basta "sapere". Occorre vedere per poter raccontare a chi non vuole farlo.

Perché voglio si sappia e si faccia sapere l'orrendo dolore che sta dietro agli articoli di pregio in pelle e pellicia, rifiniti, bordati in pelle e pelliccia, che riempiono le vetrine dei nostri negozi, belli e meno belli, che invadono i nostri grandi magazzini (un sacco ne ho visti all'UPIM e RINASCENTE, made in China, con etichette dai nomi inventati), che strabordano dalle bancarelle dei nostri mercati.

Perché voglio che si pensi quando si sceglie una borsa, un paio di guanti, un giaccone, una giaccavento. Per noi, per un regalo, magari per il prossimo Natale.

E non ci si possa dimenticare quello che qui si è visto o che io voglio comunque raccontare. Per chi non vuole vedere. Ma deve sapere.



Cina. Animali. Bellissimi. Tipo procioni, tipo marmotta. Non me ne intendo. Grassi. Tenerissimi. Musi bellissimi. Tantissimi. In gabbie di filo di ferro. Strettissime.

Afferrati. Per la lunga coda stupenda. Sbattuti in terra una, due volte. Lasciati lì, a sobbalzare. Appena intontiti.
Con calma, senza fretta, ad una ad una tagliate le 4 zampine. Segate. Il piede dell'aguzzino che li schiaccia sul collo. Li inchioda al terreno.
E sempre con calma, incisi i moncherini ad uno ad uno. Per preparare lo strappo.
Lasciati lì. Ad aspettare. Primo piano su un muso. Sugli occhi dolcissimi. Che luccicano. Brillano. Spalancati, ogni tanto socchiusi.

Appesi. Scuoiati. Con calma. Senza fretta. Magari sospendendo il "lavoro" per voltarsi a dire qualcosa. A un altro aguzzino. E lui che sobbalza, si contorce, spalanca la bocca.

E il pelo fa fatica a staccarsi, a lasciare i piccoli corpi.
E poi la carcassa. Buttata su un carro. Su una montagna di corpi nudi. E ti dici: "...è finita... finalmente è finita."

Ma no, invece. Primo piano. Sulla carcassa di cui brillavano gli occhi.
Zoomata. Sul muso. Che spalanca la bocca.
Un'ultima ripresa, più d'insieme. In un altro sforzo, la povera testa scuoiata si alza, si gira. Si volta. Pare quasi a guardare lo scempio di quel che resta del suo corpo torturato.

Minuti e minuti che sono un'eternità. Un'agonia. Per me, che guardo soltanto. E per loro...?

E poi ancora. E mi chiedo quand'è che finisce.

E poi è la volta dei cani. Bellissimi. Pelo rigoglioso. Stessa orribile sorte. Stessa agonia infinita. Quelli il cui pelo compriamo sereni. Credendo all'etichetta, alla commessa che ci rassicura "E' coyote, asian jackall, marmotta"
Come se, anche se volessimo crederle, coyote, sciacalli, marmotte fossero esenti dal dolore. Fossero cose. I cani la cui pelliccia borda i cappucci delle nostre belle giacche a vento, dei nostri piumini e giacconi. Anche di marca. Di pregio. WOOLRICH, CIESSE, ASPESI ecc.ecc. ecc... Made in Italy, made in Usa, made in France. Di taglio perfetto. Dalle rifiniture precise. Esiste una legge in Italia. Per far stare tranquilli noi consumatori, si sa che è vietato importare pelli di cane e di gatto.
Peccato che in dogana vengano mistificate con nomi di fantasia o vengano dichiarate come volpi, agnello, lapin.
Peccato che per scoprirne la reale natura ci vorrebbe ogni volta un costosissimo esame del DNA, che nessuno è disposto a pagare.
Peccato che tutto questo pelo, di cane, di gatto o di qualsiasi altro animale costi una sofferenza atroce. Che neanche ci possiamo immaginare.

Il filmato prosegue. Animaletti deliziosi. Grandi e piccoli. Rinchiusi in attesa della loro sorte terribile. Uno sembra quasi giocare con un recipiente. Sembra un piccolo orsetto, bianco. Altri che girano frenetici nelle loro prigioni. Disperati. Impazziti.

E poi è la volta dei conigli. Il famoso lapin, che acquistiamo tranquilli. Tanto, è il pelo dei conigli che mangiamo, che mangiano. Falso. Falsissimo. Guardare il filmato per credere. Appesi. Scuoiati vivi. Carcasse che si contorcono chissà ancora per quanto, dopo.

Tutto questo mi ha intristito e angoscito oltre ogni dire. Una giornata da dimenticare.
Ma la mia pena è niente a confronto di quella degli attivisti animalisti che si sono costretti a filmare queste atrocità. Per farci sapere quanto dolore si nasconde dietro tanti bei capi d'abbigliamento. Per renderci consapevoli delle nostre scelte. Anche quelle che sembrano banali, dettate dall'impulso di un momento.

ED E' ZERO A CONFRONTO DI QUELLO CHE SOFFRONO QUESTI ANIMALI.

E' orribile vedere questo filmato. Ma ancora più orribile è contribuire a tortutare questi animali, colpevoli della maledizione di possedere una bella pelliccia.

Anche se non vedete il video, vi prego di far girare questa mail il più possibile. E magari proprio fra chi, non essendo a contatto con realtà animaliste, non conosce e non sa quanto male una scelta irragionata fa agli "animali non umani"

Grazie mille.

Angela


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Oggetto: PROTESTA CONTRO LE PELLICCE
Siamo alle porte dell'autunno e fra poco cominceranno a comparire nelle vetrine e sugli scaffali di Upim e Rinascente abbondanti capi d'abbigliamento in pelliccia. Fino ad oggi infatti la dirigenza di questi grandi magazzini non ha comunicato nulla, su eventuali cambiamenti del codice etico (se ne hanno uno) in materia di pellicce. Nonostante le continue proteste quindi, sembra che di rinunciare a vendere cadaveri, per ora, non ne vogliano sapere.

Ecco perché siamo pronti ad una nuova stagione di pressione, senza peraltro aver lasciato che con l'estate questa venisse del tutto meno.

L'orrore che suscita la conoscenza delle condizioni degli animali massacrati a centinaia di milioni ogni anno, negli allevamenti e dai cacciatori, non può tenerci inerti e silenziosi. Ogni piccolo gesto contribuisce a diminuire la sofferenza di quegli animali.

I seguenti indirizzi e-mail appartengono ai dirigenti di Rinascente e Upim, esprimete gentilmente la vostra opposizione, spiegando quali ragioni vi portano a voler combattere con determinazione un'industria di morte come quella delle pellicce. Chiedetegli di rinunciare incondizionatamente a questo mercato e seguire l'esempio dei maggiori rappresentanti della grande distribuzione europea che hanno già fatto questa scelta:

massimo.dramis@rinascente.cc
lucio.floris@rinascente.cc
nicola.forlenza@rinascente.cc
pietro.largo@rinascente.cc
giancarlo.macchetto@rinascente.cc
giovanni.salerno@rinascente.cc
emilio.traversa@rinascente.cc
claudio.vernata@rinascente.cc
stella.chieppa@rinascente.cc
valentino.benzi@rinascente.cc
alfredo.dibartolomeo@rinascente.cc
ezio.garbolino@rinascente.cc
giovanni.miccolis@rinascente.cc
adriano.nessi@rinascente.cc
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natale.girolamo@rinascente.cc
gaetano.porcaro@rinascente.cc
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emma.berardi@rinascente.cc
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